La Tecnica della Scuola – 13/11/2014 – Attenzione alla negligenza, cari insegnanti. Perché potete pagarla cara
Silvana La Porta – Mercoledì, 12 Novembre 2014
Fa scalpore il caso di una insegnante condannata a pagare 4 milioni di euro per un infortunio occorso ad un suo alunno durante la lezione di educazione fisica.
Arriva, infatti, una sentenza strabiliante, di cui ci informa Il Quotidiano della P.A. it: una docente di ed. fisica è stata condannata dalla Corte dei Conti, sezione Lazio, n. 751/2014 del 28 ottobre al risarcimento di una cifra incredibile: ben 3.998.417,50 €, oltre interessi legali. Questo perché è stata riconosciuta la responsabilità erariale della professoressa negligente, colpevole di non essere stata attenta alla sua alunna durante l’esecuzione di un esercizio.
Vediamo i fatti. Nel settembre 1988, nel corso di una lezione di ginnastica, tenuta dalla professoressa novellina, addirittura al suo primo giorno di insegnamento in quel liceo, l’alunna, nell’eseguire un esercizio ginnico con attrezzo, si era gravemente infortunata rimanendo a vita su una sedia a rotelle. Dalle prove emerse nel giudizio civile, e come prevede la normativa, risultava responsabile l’istituto.
Ma di cosa è stata riconosciuta colpevole la docente? Secondo i giudici la donna non conosceva le capacità atletiche della liceale (era il primo giorno) e si trovava a distanza eccessiva dal luogo di esecuzione dell’esercizio ginnico: questo le avrebbe precluso ogni possibilità di intervento per evitare o ridurre le conseguenze di un’errata manovra.
C’era quindi, ma non per negligenza era stata impossibilitata ad intervenire. La difesa, eccependo la bassa difficoltà dell’esercizio (pedana elastica), aveva però insistito per la mancanza di ogni responsabilità anche in considerazione del fatto che l’evento sarebbe stato comunque imprevedibile.
Malgrado ciò, dopo tre gradi di giudizio ed un rinvio alla Corte di Appello di Roma, nel febbraio 2014 i giudici civili hanno quantificato definitivamente il risarcimento in €. 3.998.417,50, oltre interessi legali, in quanto il risarcimento del danno a cui è stata condannata l’amministrazione (il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca) per i danni alla ragazza, può essere valutato, a sua volta, come danno erariale della professoressa, in quanto da lei direttamente causato.
Si legge nella sentenza: “Trattasi, come è noto, di una tipica fattispecie di “danno indiretto”, il cui momento genetico va ravvisato, nella fattispecie, in quello del pagamento, eseguito dall’Amministrazione statale a fronte di un giudicato civile di condanna per il comportamento di un proprio dipendente, lesivo di un interesse del terzo patrimonialmente valutabile”.
Sebbene il concorso di colpa (60 % docente, 40% l’alunna) abbia comportato una originaria riformulazione del danno complessivo inizialmente valutato (€. 4.555.485,49), i giudici, prendendo spunto dalle risultanze dei giudizio civile, non hanno avuto dubbi: sussistono tutti i presupposti per la responsabilità erariale della professoressa che dovrà risarcire integralmente lo Stato.
“…Stante la gravissima negligenza che ha contraddistinto la sua scelta di porsi ad una distanza dal luogo dell’esercizio che si è rivelata, purtroppo, decisiva nella dinamica dell’evento…”, non ci sono stati margini di scusabilità, la donna pagherà allo Stato 3.998.417,50, €, oltre interessi legali.
Insomma alla professoressa è stato fatto uno sconticino, mentre l’Amministrazione ha tirato fuori l’arma del “danno erariale indiretto”.
Resta da chiedersi dove mai la docente colpevole potrò, con la sua misera carriera di insegnante, recuperare una somma simile. Comunque attenzione, cari docenti. Ormai se si sbaglia, alla minima disattenzione, si paga. Niente assoluzione, almeno nella scuola (!)