– 19/10/2016 – Telecamere contro gli abusi negli asili – La Camera approva (di redazione)
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La Camera ha approvato la legge sulla videosorveglianza negli asili e nelle strutture per anziani e disabili con 279 sì. I contrari sono stati 22 e 69 gli astenuti. Il provvedimento passa ora all’esame del Senato.
La videosorveglianza entra quindi negli asili e nelle strutture per anziani e disabili. Le immagini filmate potranno essere visionate solo dopo una segnalazione credibile o una denuncia, e solo dalla la polizia o da un pubblico ministero. Non potranno essere viste da nessun altro, neppure dal personale della scuola.
Inoltre, per l’installazione del sistema di videosorveglianza sarà necessario l’assenso dei sindacati e per la tutela della privacy, la presenza dei sistemi di videosorveglianza dovrà essere segnalata con dei cartelli a tutti quelli che accedono negli edifici monitorati.
I relatori sono Gabriella Giammanco di Fi e Antonio Boccuzzi del Pd; il provvedimento unifica ben 13 proposte, presentate in Parlamento nel corso degli ultimi anni.
Esso non si occupa solo di videosorveglianza ma anche di formazione e delega il governo ad “adottare un decreto legislativo in materia di valutazione attitudinale nell’accesso alla professioni educative e di cura” ovvero test psico-attitudinali da fare al momento dell’assunzione e poi periodicamente, “nonché di formazione iniziale e permanente del personale delle strutture”. Il testo approvato oggi a Montecitorio passa ora all’esame del Senato.
La legge è composta da 5 articoli. L’art.1 si occupa delle ‘Finalità’: “1. La presente legge ha la finalità di prevenire e contrastare i reati in danno dei minori negli asili nido e nelle scuole dell’infanzia e delle persone ospitate nelle strutture sanitarie e socio-sanitarie per anziani e disabili, a carattere residenziale o semiresidenziale, nonché di favorire la raccolta di dati utilizzabili a fini probatori in sede di accertamento di tali reati”, si spiega.
“Da troppi anni ormai – si aggiunge – nei telegiornali vengono mostrati dei video di maltrattamenti negli ospizi e nelle scuole d’infanzia ed è per questo che secondo i firmatari della legge bisogna dotare i vari Istituti di telecamere di videosorveglianza”. L’art. 2 delega il governo “ad adottare, entro dodici mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge, un decreto legislativo in materia di valutazione attitudinale nell’accesso alla professioni educative e di cura, nonché di formazione iniziale e permanente del personale delle strutture”.
Una ‘formazione’ che non grava sulle casse dello Stato. “All’attuazione della delega si provvede nell’ambito delle risorse umane, strumentali e finanziarie disponibili a legislazione vigente e, comunque, senza nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica”.
Nell’art.3 si entro nello specifico della videosorveglianza. Le immagini saranno criptate, quindi protette dalla visualizzazione da parte di terzi. Nessuno quindi, a parte il pubblico ministero e la polizia giudiziaria (ma solo in casi eccezionali), avrà accesso alle immagini. “L’accesso alle registrazioni è consentito solo al pubblico ministero e, su sua delega, alla polizia giudiziaria, per lo svolgimento di indagini su reati in danno dei minori o delle persone ospitate nelle strutture. Nei casi di urgenza la polizia giudiziaria può accedere alle registrazioni dandone immediata comunicazione al pubblico ministero”.
Per installare l’impianto ci sarà bisogno di un accordo collettivo stipulato dai sindacati. A tutti i soggetti che accedono alla zona videosorvegliata verrà comunicata la presenza delle telecamera. “I sistemi possono essere installati previo accordo collettivo stipulato dalla rappresentanza sindacale” e la loro presenza deve essere “adeguatamente segnalata a tutti i soggetti che accedono nella zona videosorvegliata”.
L’art. 4 si occupa del monitoraggio del Parlamento. Mentre l’art.5 si occupa dei fondi ovvero del fatto che la legge non comporta costi aggiuntivi per lo Stato: “Le amministrazioni pubbliche interessate provvedono all’attuazione della presente legge nell’ambito delle risorse umane, strumentali e finanziarie disponibili a legislazione vigente e, comunque, senza nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica”.